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Guido Piccoli: Non solo massacri, please! |
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Questo non è proprio il migliore dei mondi. Ma può anche peggiorare. Capire la deriva può servire a fermarla. |
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Dopo le escort è arrivato il tempo degli eroi |
20 settembre
2009 |


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Sarà tutto come da copione ma mi fa schifo lo stesso. Per fortuna non ho vissuto nella Bulgaria o nel Cile di un passato vicino ma in questi giorni, soprattutto ma non solo, mi sembra di stare in una Bulgaria o in un Cile appena più ricco e raffinato. Sono i giorni del lutto, delle commemorazioni, dei dibattiti a senso unico nei quali al solito menù di santi e saltimbanchi, magnaccia e grandi truffatori, giustizieri della notte, leccaculi e puttane (pardon, escort) si propone come eccezionale piatto del giorno quello degli eroi. L’Italia è servita. La “missione di pace” ha fatto sei morti e da questo evento, sorprendente solo per tutti coloro che credevano alle balle rassicuranti sparse da destra e manca, si sono aperte le danze, senza alcun rispetto per vedove e orfani, spesso forzatamente ingaggiati nello show, riempiti adesso di abbracci viscidi per essere dimenticati domani a luci spente come è sempre avvenuto (se si dubita, informarsi presso i parenti dei soldati morti per l’uranio impoverito nel Kossovo). Nella grande kermesse ipocrita non possono mancare (se non ci fossero, li si inventerebbe) coloro che brindano, che sostengono di godere, che scrivono sui muri “6 in meno”. Imbecilli utili a confermare che il nemico è dappertutto, anche dentro di noi, invisibile come l’antrace, l’aviaria, la suina e tutti i moderni ritrovati della nouvelle cousine della paura. Se avessi tempo e stomaco e schermi per seguire gli innumerevoli canali che propongono il “pensiero unico”, da quelli più importanti agli altri minori, potrei elencare perle di ipocrisia. Nel veloce zapping, alla ricerca di qualcosa d'altro da vedere, ne scopro alcune (una pochi minuti fa: “siamo diventati tutti più americani” detta da un giovanotto in giacca e cravatta, sorridente e con un taglio da marine), ma non credo siano significative. Elenco alcune cose più fastidiose. Ad esempio, gli esperti di esteri (giornalisti, analisti, consulenti vari) che fanno finta di scoprire una realtà che negli anni scorsi, perfino nelle settimane scorse, nascondevano allegramente: tipo che i Talebani non sono tanto isolati dalla popolazione, che i Signori della Guerra alleati dell’Occidente sono forse peggio, che l’Occidente, con le sue bombe, non ha conquistato per niente “la mente e i cuori della popolazione”. Sono gli stessi che raccontavano balle, dalle loro scrivanie romane o in viaggio da embedded, in Irak per poi accorgersi, quando era impossibile nasconderlo, che forse le cose non stavano esattamente così. E nessuno chiede loro il conto per tante bugie e tante stupidaggini. In quel gruppo di creativi velinari, ci sono alcune eccezioni, ma non sono gradite e di norma non sono invitate negli show a diffusione di massa (uno per tutti, Emanuele Giordana, esperto e innamorato dell’Afghanistan). E ci sono anche lodevoli eccezioni tra i militari come, ad esempio, il generale Fabio Mini, già Capo di Stato maggiore del Comando Nato delle Forze alleate sud Europa (quindi non esattamente un no-global) che sostiene di non sapere cosa stia lì a fare il contingente italiano (“la mancata presa di posizione dei vertici militari porta i soldati a perdere la vita senza un perché”). Onesto. In questi frangenti, ma in genere in questa Italia, ci si accontenta dell’onestà intellettuale che non conosce spesso colore politico (un Montanelli, un Borsellino e- azzardo- un Fini che sono stati o sono, chi più e chi meno, chi in un ruolo chi in un altro, coerenti a sé stessi e ad alcuni loro valori, sono apparsi e appaiono, in una realtà dominata dall’ipocrisia omologante, delle “mosche bianche”). Un’altra cosa fastidiosa è quel lutto da appiccicarci addosso per un senso di appartenenza che dovrebbe far dimenticare tutto il resto. Io non stappo bottiglie per i sei morti. Non ho brindato nemmeno quand’è crepato un tipo come Pinochet. Posso immaginare il dolore dei loro parenti, che non amo spiare come mi invita la Tv, mielosa e pelosa, 24 ore al giorno. Detto questo, basta. Mi vengono da pensare tante cose. Primo, che quando si va consapevolmente, da volontari, a fare la guerra si sa, si dovrebbe sapere, che oltre ad ammazzare si può essere ammazzati. Secondo, che sebbene ci siano più vicini in quanto italiani, le loro vite non valgono di più di quelle dei civili afgani, ad esempio dei bambini uccisi dagli allegri bombardamenti della Nato: umani che a differenza dei soldati non avevano scelto di indossare una divisa e imbracciare un mitra. E le cui storie, le cui sofferenze noi non sapremo mai. Mi nausea questo can-can che santifica gli uni e dimentica tutte gli altri, le altre vittime e in generale gli orrori della guerra. E poi, una considerazione diciamo di stile e una conseguente domanda. Senza andare tanto lontano, in Francia o in Spagna, il cocktail istituzioni-politica-informazione-religione inscena gli stessi show in occasione di eventi simili? Eventi che, siate sicuri, si moltiplicheranno. A salvarci la pelle nelle nostre avventure per il mondo non c’è più l’astuta diplomazia andreottiana. Adesso contiamo sul patetico Frattini. E, da ministro ombra, su Fassino. Più ombra di così…. |
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