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Fenomeni e fonemi: il blog di Tommaso Giartosio |
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1963 |
10 febbraio
2006 |


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"Brokeback Mountain" racconta una storia d'amore omosessuale oppure universale? La domanda è banale e mal posta, implicitamente discriminatoria ("Romeo e Giulietta" racconta una storia d'amore eterosessuale o universale?), eppure è su questo che ci si scanna. Uno degli interventi più interessanti lo pubblica la "New York Review of Books" (testo in inglese):
http://www.nybooks.com/articles/18712
L'autore, Daniel Mendelsohn, sostiene tra l'altro che quello tra Ennis e Jack non è solo un amore impossibile come tanti. Ha caratteristiche tipicamente gay, per esempio l'odio di sè: Romeo non odia se stesso, Ennis sì.
Ma questo è solo un esempio di quella tela di silenzi e paure che percorre tutto il film. Credo che lo spettatore gay la colga molto meglio di quello etero. I due flash di violenza (il ricordo infantile di Ennis, l'omicidio di Jack) possono sembrare elementi di contorno rispetto alla storia d'amore, ma in realtà ne occupano il cuore, perché si tratta appunto di una storia d'amore e di violenza, d'amore e di terrore (dire solo "paura" non basta): basta vedere le forme della prima notte di sesso tra i due per cogliere questa doppia valenza. Una "prima volta" simile tra Romeo e Giulietta sarebbe impensabile. Ma - ripeto - questa trama di elementi che fanno di una tragedia amorosa una tragedia amorosa specificamente gay (e per questo universale, com'è ovvio) rischia di perdersi. Lo spettatore gay invece la coglie subito.
Per esempio basta una data all'inizio del film, "1963", per farti subito pensare a come tutto il movimento di liberazione omosessuale accompagni i vent'anni della trama, sviluppandosi nello stesso paese, a poche ore di macchina dal Wyoming, eppure risultando del tutto, del tutto invisibile. (L'unico accenno alla controcultura lo si trova forse nei due bikers a cui Ennis dà una sonora lezione durante lo spettacolo pirotecnico.) La libertà così vicina e così irraggiungibile, il "basterebbe tanto poco" seduto accanto al "non accadrà mai": questo c'è in quel numero. Il nostro western avrebbe potuto essere ambientato decenni prima, o addirittura nell'Ottocento. Ma in questo modo (seguendo Proulx) Lee ha ottenuto un feroce effetto di necessità.
Molti hanno osservato che nel film la natura, regno della sensualità e della felicità, si contrappone alla cultura, dominio dell'alienazione, del matrimonio di facciata, della violenza sul diverso. Ma in realtà lo spazio della cultura somiglia a quello della natura in quanto entrambi si collocano fuori del tempo. Una cultura immobile, senza storia. Una cultura naturalizzata. Una cultura strutturata come un'ideologia, irrigidita come una religione. Il film di Ang Lee non è antireligioso - c'è anzi una religione naturale profondamente americana in tutte le scene "pastorali" - ma è implicitamente, violentemente opposto a ogni commistione tra ideologie politiche o religiose e cultura. Il mondo dell'inconsapevolezza, sembra dirci Lee, è meraviglioso e eterno, ma non si può abitarlo per sempre. Ma il mondo della consapevolezza vale qualcosa solo se esiste nella storia, solo se cambia. Altrimenti, è da buttare. |
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I vostri commenti
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Il commento di Tommaso Giartosio |
12 febbraio
2006 |


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Credo che l'obiettivo finale debba essere una molteplicità di forme di unione aperte a tutti. Dunque le unioni civili, il matrimonio sia etero che gay(come in Spagna), e altro ancora, da discutere. Certo, nel processo di produzione di queste alternative è inevitabile che ci siano, da questa o quella parte, rallentamenti e ghettizzazioni. L'importante è che ci sia sempre la volontà politica di superarle, senza attestarsi sulle posizioni raggiunte. Ne parlo in "Perché non possiamo non dirci", pp. 92-95. |

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Il commento di BetteDavis |
12 febbraio
2006 |


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Riguardo alle ultime tre righe del tuo post, di cui condivido lo spirito, sarebbe anche interessante andare a vedere se questo mondo di consapevolezze debba essere vissuto more uxorio (cioè come coppia omosessuale) oppure se ci sia la possibilità di articolare la consapevolezza storica attraverso altre forme sociali (mutua assistenza, poligamia, monogomia, singleness). Perché, sai, nel caso opposto si passerebbe a un'ennesima ghettizzazione (estetica se non politica) delle persone omosessuali che non si strutturano in una famiglia. Tuo, BetteDavis. |

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