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Marosia Castaldi: A vivere si impara |
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Le verdure e l'insalata |
10 maggio
2004 |


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So che esiste la povertà ma è sempre fuori casa mia. Povertà sono i poveri che chiedono l’elemosina per strada, che dormono nei cartoni alla stazione. Sono i bambini che fanno la colletta suonando la fisarmonica a mezzanotte in metropolitana. La “vedo” la povertà ma non l’ho “sentita” dentro la mia pelle fino a che non è entrata dentro casa mia. Ci entrò sotto forma di una donna educata che mi avrebbe poi aiutato con la figlia di pochi mesi e con la casa. E’ stata con noi per un anno. Riempiva il frigo di verdure e di formaggi per il “suo” pranzo. Quando tornavo da scuola distrutta e invece di riposarmi dovevo occuparmi della bimba, perché lei se ne andava, si fermava sulla soglia a raccontarmi cose sue, mentre la bambina piangeva e io avevo un sonno e una fame maledetta. La odiai. Mi arrabbiavo anche per come puliva la verdura: conservava tutto anche i gambi duri , anche le foglie troppo scure. Cercai di insegnarle a lavare le verdure. Le dissi che alcune foglie e alcuni gambi sono da scartare.Mi disse: “ A casa mia non buttavamo niente, non eravamo ricchi”.Allora ho capito perché riempiva il frigo di roba che poi non mangiava, perché si intratteneva sulla soglia: cercava in casa mia un po’ di quel lusso che non aveva mai avuto nell’infanzia. Smisi di insegnarle a pulire la verdura. La povertà le aveva insegnato il modo di lavare. Da allora anch’io, delle foglie di verdura, non butto quasi niente.
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