 |
 |
 |
C'est Super! Il blog sul bien vivre di Piersandro Pallavicini |
 |
 |
 |
 |
Il diabolico dottor Bocuse |
1 novembre
2008 |


 |
L’Abbaye des Collonges, chez Paul Bocuse. Collonges, Lyon, Francia. www.bocuse.fr - Cucina 4.5/10, ambiente 2/10
Paul Bocuse ha tre stelle sulla guida Michelin da oltre 40 anni. Il suo ristorante a Collongès, sulla Saone, poco fuori Lyon, è una delle glorie della cucina francese contemporanea. Lui stesso è un’icona della grande cucina, quella francese di fama mondiale, quella raffinata par excellence. Si dice che Bocuse sia il cuoco che ha ispirato il personaggio di Gusteau in Ratatouille: ebbene fumetto, cartoon, fiction grottesca e molto delirio autocelebrativo sono il filtro che ha usato Paul Bocuse per mettere in piedi l’Abbaye des Collongès, situtato a poche centinaia di metri dal suo celebre ristorante, e sorta di resort disneyano capace di ospitare banchetti da centinaia di persone.
Come il nostro. Ero a Lyon per un congresso, e per il social dinner gli organizzatori ci hanno portati lì. Una cosa che comprendeva partenza sul lungo fiume in centro e spostamento con una specie di bateau mouche fin sotto l’Abbaye. Io ero entusiasta, figurarsi: ci portano a cena nientemeno che da Bocuse!, mi dicevo. Che fortunello! E da notare, poi, che mentre per noi congressisti la cena era compresa nel prezzo dell’iscrizione, per eventuali accompagnatori occorreva sganciare ben 100 euro cranium. Lo ammetto, visto posto, fama dello chef e costi, mi aspettavo una cosa ricercata e sopraffina. Giù dal bateau e dentro l’abbazia, all’arrivo ci accoglie un camino lungo otto metri e profondo due, acceso a metà. Qui ci ristoriamo dal freddo della serata tardo-ottobrina e lasciamo i soprabiti in guardaroba. Gli arredi, vedo, sono un po’ finto-medievali e un po’ “arte povera” nell’accezione dei mobilieri di Cantù: tanto che mi sembra di stare a Grazzano Visconti anzichè a Collongès, e inizio a sospettare che questo posto non sia esattamente come pensavo. Poi, guidati da camerieri in nero decisi ma gentili (e con qualche ascella non impeccabile), veniamo condotti nella sala dell’aperitivo. Per arrivarci passiamo davanti a una specie di cripta illuminata: dentro c’è la ricostuzione perfetta della cucina di mamma Bocuse, con tanto di oche spennate adagiate sul tavolo, attrezzi da cucina d’epoca, fuoco finto nella stufa: tutto in cera. Dietro, sinistro, campeggia Paul Bocuse, sempre in cera e a grandezza naturale, con cappello e gembiule, e forchettone minacciosamente brandito. La sala degli aperitivi, ora. Santo Cielo. Le pareti sono nascoste da tendaggi pesanti in velluto rosso, c’è tavolone in legno con tovagliona bianca, sopra a cui campeggiano la piramide dei bicchieri, le brocche piene di analcolico giallo o rosa, i bicchieri in bell’ordine di Kyr. In alto, a dominare la sala, una specie di carillon ligneo con Bocuse, camerieri e aiutocuochi laccati in colori pastello e in dimensioni scala 1:2. Noi congressisti stiamo chiacchierando e sbevazzando, aspettando che arrivi qualcosa da sgranocchiare. All’improvviso parte una cosa tipo la marcia di Radetzky a tutto volume, il carillon si anima, dall’alto Bocuse muove minaccioso il mestolo e ride, mentre arrivano i camerieri volteggiando con vassoi di tartine calde. Tartine poche, sgomitiamo per averne una a testa. Qualità? Tipo happy hour in un buon locale milanese. Buonine, sì, ma non saremmo chez Bocuse? Poi passiamo in una sala intermedia. Tendaggi pesanti e rossi anche qui, inquietanti, insensati, tanto che ti aspettavi di veder uscire da dietro il velluto un nano che parlava al contrario, o Vincent Price avvolto in un mantello. Lungo il perimetro delle pareti, sopra i tendaggi, targhe in legno laccato con i nomi degli altri tristellati Michelin nel mondo. Che succede qui, cosa stiamo aspettando? Questo ci chiediamo, mentre due camerieri tengono in mano i lembi di una tenda-sipario, sempre in velluto rosso, fino a che la stanza non si è riempita. Secondi di trepidazione e silenzio. Poi parte una marcetta da circo a tutto volume, i camerieri scostano i lembi della tenda e veniamo fatti entrare nella sala da pranzo. Tavoli rotondi da dieci, altri tendoni alle pareti, e sui muri, a metà altezza, un trionfo di cavallini lignei da lunapark, luci lampeggianti, Bocuse animati e ridacchianti, camerieri semovibili e trafelati, organetti e pianole color pastello. Tutti, ma dico tutti, siamo scoppiati in una irrefrenabile risata. Una tale misto ultra-kitsch, un tale ibrido di David Lynch, Willy Wonka e horror in stile Hammer non l’aveva mai visto nessuno. La cena? La cena è stata poi dignitosa, con antipasto, piatto, dolce, vino a volontà (bianco e rosso di Tricastin, dove c’è la centrale nucleare con la perdita... sarà un caso?). Ma niente di che. Una decente cena da banchetto di matrimonio, con il gusto dei piatti ucciso dalle salse, appiattito dal glutammato, le pietanze scaraventate a palate dentro al piatto senza riguardi per l’estetica. Insomma cena mangiabile ma insignificante. Non posso dire che sia stata una serata facilmente dimenticabile, ma non certo per merito del cibo. E lo sò, non è questo il vero ristorante, non è il tre stelle di Bocuse. Ma comunque perchè, chi glielo fa fare? Questa è la domanda: perchè una celebrità del genere si deve sputtanare con un postaccio sopra le righe, carissimo, volgarissimo e irresistibilmente ridicolo come questo qui?
|
|
|
|
I commenti dell'autore
|
 |
 |
Piersandro per Giacomo |
2 novembre
2008 |


 |
Accc... devo imparare a tenere la mia faccia sotto controllo. :o) |

 |
|
Piersandro per Lorenzo |
2 novembre
2008 |


 |
in effetti, in effetti... sento che mi sto trasformando in qualcosa di ignoto. Presto, l'antidoto! Dov'è il risotto con bonarda e pasta di salame?!? |

 |
|
|
|
I vostri commenti
|
 |
 |
Il commento di Giacomo |
2 novembre
2008 |


 |
Escursione in battello e cena all'Abbaye? 100 euro per i non iscritti al congresso.
L'espressione del dott. Pallavicini di fronte alla galleria degli orrori di Bocuse? Non ha prezzo! |

 |
|
Il commento di Lorenzo |
2 novembre
2008 |


 |
Sicuramente non è cosa nuova dai nostri cugini d'oltralpe, inventarsi 'mangifici' di questo tipo. Nei miei peregrinaggi francesi sono capitato, non so più in quale piccolo villaggio del Finisterre, in una versione più piccola, forse con meno Willy Wonka, di una Creperie/Galetterie rinomata... L'effetto avuto su di me è stato lo stesso suscitato dall'Improponibile dottor Bocuse (una risata).
Azzardo un'ipotesi in risposta all'ultima domanda. E se il mangificio di Bocuse sia solo un'attività di copertura per qualcos'altro? Esperimenti scientifici illegali volti a ottenere una tartina umanizzata, o un uomo vol-au-vent, piuttosto che una ragazza-chantilly?
Dopo L'isola del dottor Moreau potremmo avere di fronte l'Abbazia del dottor Bocuse! |

 |
|
|
|
|
 |
|