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Fenomeni e fonemi: il blog di Tommaso Giartosio |
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Etica della procreazione |
10 dicembre
2004 |


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Vista da un gay, la procreazione eterosessuale può sembrare un processo spontaneo. Uomini e donne camminano per le strade di una grande città, si incrociano, s’incontrano. Eros e gameti si sfiorano di continuo, a ogni angolo di strada. Basterebbe un niente.
E’ questa la “naturalità” della riproduzione tradizionale: un processo affascinante, intere vite umane (con tutto il loro carico di passione, avventura, cambiamento, partecipazione al mondo, ulteriori filiazioni…) scaturite da un evento minimo – nel senso in cui ogni evento, in sé, è minimo: e sappiamo che lo è. Anche l’amore di una vita si condensa nella decisione (“niente preservativo stanotte!”) che è di un attimo. Poetica leggerezza del destino, o del fatto.
Certo, in moltissimi casi la procreazione etero è voluta e pianificata. Ma è altrettanto certo che se c’è una genitorialità deliberata e responsabile, è prima di tutto quella omosessuale. E se quest’ultima cambierà in qualche misura la nostra idea della genitorialità tout court, sarà nel farcela vedere sempre più come qualcosa che va valutato con attenzione, qualcosa che non si fa alla leggera. Qualcosa che supera l’attimo.
Ci sarà in questo una perdita di poesia (non dico la poesia dei colori pastello, ma proprio la Poesia, la legislatrice non riconosciuta della vita umana)? Ma non è sempre stato così, quando l’umanità ha acquisito nuovi poteri, cioè si è ulteriormente radicata nella dimensione sua propria, che è quella della scelta etica? E non vi è in questo una diversa poesia?
Qui però ho colto di rimbalzo un tema ancora più grande. Se l’etica nasce dalla scelta, e la scelta dal potere, l’etica è la filosofia del potere? Buona parte del problema biopolitico e biotecnologico sta qui.
Postilla. R. e S. mi dicono che il mio blog si compone di interventi troppo brevi. Ma il blog è il pensiero corrente: onde brevi. A meno che uno non sia uno specialista dell’informazione, ma io non sono Luca Sofri. Non informazioni (rispettabilissime), dunque, ma forme. Come nella maggior parte delle nostre vite, e forse soprattutto nella vita di uno che è (devo dirlo, temo) votato alla forma (forma come contenuto). Sbaglio? Il dibattito è aperto.
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