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Fenomeni e fonemi: il blog di Tommaso Giartosio |
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Dieci libri |
15 gennaio
2005 |


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Ho chiuso il mio turno di conduzione di “Fahrenheit”, e torno al blog proprio con una riflessione su questa esperienza.
In due settimane, cioè in dieci puntate, abbiamo presentato nello spazio del “Libro del giorno” dieci opere di narrativa scelte dalla redazione con criteri di vario tipo, anche molto tecnici (“l’autore può venire in studio?”). Erano, in ordine di apparizione:
Marco Salvador, “La casa del quarto comandamento” (Fernandel)
Massimo Carlotto, “Niente, più niente al mondo” (E/O)
Giambattista Avellino, “Il cono di luce del futuro dell’evento” (Instar Libri)
Andrea Santini, “La trappola” (Marco Tropea)
Giosué Carducci e Annie Vivanti, “Addio caro orco. Lettere e ricordi 1889−1906”, a cura di Anna Folli (Feltrinelli)
Andrea Vitali, “Un amore di zitella” (Garzanti)
Antònio Lobo Antunes, “Che farò quando tutto brucia?” (Feltrinelli)
Enzo Siciliano, “Racconti ambigui” (Pequod)
Maurizio Torchio, “Tecnologie affettive” (Sironi)
T. Coraghessan Boyle, “Doctor Sex” (Einaudi)
Ora, quasi tutti questi libri − che, lo ripeto, in sostanza non ho scelto io − parlano di omosessualità. In Lobo Antunes (per inciso: di lettura faticosa, ma bellissimo) alcuni dei personaggi principali sono gay. Coraghessan Boyle racconta la storia dell’équipe del celebre dottor Kinsey, in cui si intrecciavano relazioni omo e etero. Dei cinque racconti di Siciliano, uno è esplicitamente a tema gay e altri sfiorano l’argomento. Anna Folli parla (sia pure in breve) delle storie lesbiche di Vivanti, che tra l’altro amava vestirsi da uomo. I protagonisti dei romanzi di Salvador e Avellino vengono entrambi presi per omosessuali. Torchio parla molto di sesso, e qualche allusione all’omosessualità ci scappa. Solo in Carlotto, Vitali e Santini il tema è del tutto assente.
Non vorrei trarre conclusioni affrettate da un campionario così limitato. Ma una cosa è chiara: a prescindere dalla qualità estetica delle opere, che qui non mi interessa, non si può proprio più dire che la letteratura eluda il tema gay. Certo, esso è più centrale nelle opere degli autori stranieri (il portoghese Lobo Antunes, l’americano Coraghessan Boyle), e d'altra parte tende a mancare nei romanzi “di genere”, forse perché faticano a staccarsi dalla loro tradizione (il romanzo di costume di Vitali, il thriller di Santini, il noir di Carlotto, benché quest’ultimo per altri versi sia un noir piuttosto innovativo). Ma lo si trova un po’ dappertutto, elaborato in forme di volta in volta banali o acute, occasionali o profonde.
“L’eroe negato” di Francesco Gnerre (Baldini e Castoldi 2000) studia la presenza del tema gay nelle opere di autori gay o anche gay o presumibili tali. Ma riflettendo su questa lista a me è venuta in mente la prima e assai diversa edizione del libro (Gammalibri 1981), che esplorava la presenza del tema in autori omo e etero. Non ce n’erano molti, di etero. Oggi le cose sono cambiate (e forse è anche per questo che Gnerre ha dovuto porre nuovi confini al suo lavoro). La letteratura, tutta la letteratura, si è resa conto della centralità dell’omosessualità (o ha trovato il coraggio di tematizzarla), e ce ne sta restituendo un’immagine nella larga maggioranza dei libri pubblicati. Capire cosa significa di fatto l’omosessualità nella cultura di cui facciamo parte significa aprire anche questi libri. A volte troveremo rappresentazioni banalizzanti; altre volte, qualcosa di più complesso − un’immagine espansiva, proiettiva, dell’omosessualità e soprattutto del suo significato.
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I vostri commenti
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Il commento di marco alderano rovelli |
17 gennaio
2005 |


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Caro Tommaso,
scusa se uso questo spazio come mail privata, ma trovando questo post sento l'impulso di spedirti il 'testo' che ho appena terminato. La femme n'existe pas, scriveva Lacan. E la mia narrazione vede donne tra-passate, che si trapassano, e trapassano. La mia vita e (è) il mio pensiero. Mi piacerebbe che tu mi dicessi qualcosa. Ti ringrazio,
Marco. |

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